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Cittadini nel mondo, le esperienze di chi si trova all'estero per studio, lavoro e svago.

Kassel: una città nel cuore dell'Europa

Kassel: una città nel cuore dell'Europa

b2ap3_thumbnail_P1020324-2.JPGVengo da Ferrara e faccio l'insegante, non era nei miei programmi, ma adesso sono soddisfatta del mio lavoro. Dopo una bella esperienza nelle scuole della provincia di Ferrara, sono stata attratta dalla possibilità di poter passare alcuni mesi all'estero. Il confronto con una realtà diversa da un lato e dall'altro la persistente precarietà che c'è in questo momento e nel mio ambito lavorativo in particolare, hanno fatto da molla per partecipare a un bando organizzato dalla Regione, che offriva la possibilità a giovani dell'Emilia-Romagna di ampliare le proprie esperienze lavorative con un tirocinio estero. Questo Praktikum, come viene chiamato in Germania il tirocinio, consiste in un'esperienza di quattordici settimane da svolgere, nel mio caso, in una scuola materna. Così sono partita i primi di Settembre da Ferrara destinazione: Kassel nell'Assia Settentrionale. Una città quasi completamente distrutta dalla guerra e poi ricostruita, che si presenta accogliente a misura d'uomo e con mia grande sorpresa piena di umidità, che mi ha fatto sentire un po' come a casa. Essere proiettati di colpo in un'altra dimensione culturale e lavorativa è stato inizialmente molto faticoso; i tedeschi sono come risaputo molto precisi e non ammettono tanti sgarri alle regole, ma sono sopravvissuta! Nonostante questo inevitabile incontro-scontro con la cultura e la lingua tedesca che già sapevo ma che è tutt'altro che semplice e diciamocelo, risulta a chi l'ascolta molto “dura” e decisamente poco musicale; la Germania è una bella nazione piena di verde e di belle città, come Kassel, che si trova geograficamente nel cuore dell'Europa a un'ora e mezza di treno dalla capitale europea della Finanza: Francoforte. Nonostante i bombardamenti subiti durante la guerra, la Germania conserva molte città ricche di storia è inoltre la patria dei fratelli Grimm, celebri per le loro fiabe famose in tutto il mondo, che hanno passato a Kassel parte della loro vita e qui sono nati tra gli altri: Mozart, Bach, Haydn, Beethoven, Goethe. Una nazione tutta da scoprire sia per quanto riguarda le bellezze naturali sia per il suo aspetto forse più sottovalutato: la cucina.

                                 

Foto: Museo Fridericianum, Kassel.


 

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Il minareto tra storia e...

Il minareto tra storia e...

Il minareto tra storia e uno sguardo all’in giu’

Vivendo al cairo, il minareto e’ il simbolo che vi indica un quartiere, una zona, una presenza e una differenza proabilmente con il paesaggio, anche mentale, con sui si e’ cresciuti. Personalmente ho guardato sempre con stupore a queste forme affusolate che scalano il cielo.

Recentemente, mi e’ capitato tra le mani un articolo scritto nel 1910 sulle origini e la storia del minareto. Molti dettagli rimangono avvolti tra le nebbie della storia e le luci flebili della leggenda. Il nome in se stesso e’ “strano” e la parola puo’ aver avuto in origine  il significato di oggetto che da luce, torre di luce o addirittura faro.

Al di la’ delle disquisizioni semantiche, dalle sue altezze si propaga l’invito cinque volte al giorno alla preghiera. Salendo le scale di diversi minareti si ha l’impressione che le ripide scale siano sempre le stesse, lucide e levigate da secoli di passaggi anonimi. La leggenda narra che il minareto elicoidale della moschea di Ibn toulun fu progettato partendo da un semplice foglio di carta arrotolato attorno a un dito.

Faticando un po, raggiungerete delle altezze che vi offriranno una prospettiva del tutto diversa. Girando a 360 gradi incontrete non solo nuvole di smog, antenne satellitari e panni stesi come bandiere di familiare quotidianita’. Da quell’osservatorio scoprirete una citta’ sospesa e nascosta agli sguardi indiscreti: piccoli rifugi di assi di legno e latta appoggiati come nidi pericolanti; magazzini a cielo aperto per le necessita’ della vita quotidiana; ed i tanti senza nome che continuano a raggiungere la metropoli del Cairo  in cerca di una vita migliore.

L’occhio viaggera’ velocemente in cerca della rocca della cittadella, le sagome delle piramidi come miraggi del passato e  i grattacieli che promettono futuro.

 

Alla prossima settimana…Inshallah

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Non solo biblioteca

Sul fatto che l'occupazione principale di uno studente sia lo studio non ci piove. Ma é vero che gli studenti non fanno altro? Non é forse altrettanto importante curare e sviluppare l'aspetto sociale della nostra vita?

La piccola cittadina di Bolzano, la quale conta una manciata in piú di centomila abitanti, é stata per tanti anni definita la cittá dormiente. Soprannome indubbiamente piú che meritato viste le poche opportunitá che offriva agli studenti ed ai giovani bolzanini. Nelle gelide notti invernali era impossibile trovare qualcuno in giro o qualcosa di aperto dove fare due chiacchere in compagnia.

A partire dall'apertura dell'Università e dal conseguente largo afflusso di studenti in cerca di svago, le cose sono cambiate eccome. Un significativo cambiamento é stato possibile anche grazie all'aiuto delle associazioni studentesche che si sono date da fare per rendere la cittá piú attiva.

Particolarmente concentrata sulla socializzazione tra studenti é l'associazione Uni-party, la quale organizza durante tutto il corso dell'anno eventi di aggregazione come aperitivi e feste per studenti. L'associazione é interamente formata da studenti volontari che fanno questo "lavoro" ricevendo in cambio solo la soddisfazione di vedere la cittá dormiente svegliarsi.

Oggi giorno infatti le cose sono radicalmente cambiate e la cittá offre diverse opportunitá per i piú svariati gusti. Per quanto piccola la cittá non ha nulla da invidiare a cittá piú grandi e con un numero di studenti molto piú elevato. Ad esempio l'ormai affermato Giovedí universitario con locali che offrono prezzi studenteschi.

Ho scelto proprio oggi per parlarvi della nuova vita universitaria bolzanina perché oggi, 21 Novembre, si svolge uno degli eventi piú attesi dell'anno presso UNIBZ: la festa all'interno dell'università. Incredibile ma vero, una volta l'anno l'ingresso ed i corridoi delle nostre facoltá vengono trasformati in un vero e proprio Dance floor grazie ad un impressionante sistema di luci ed audio. Succede tutto in una notte, dopo l'ultima lezione del venerdí inizia il montaggio, si festeggia e per la prima lezione del Sabato i corridoi tornano alla loro normale mansione. Affascinante!

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L'anima gemella

L'anima gemella

Una tra le piazze più vive in Cina, a parte la famosa Tian’An Men, è la Piazza del Popolo di Shanghai (People’s Square). Un centro verde circondato da monumenti di nota fama, nel quale si svolgono tante delle attività che caratterizzano la cultura cinese: si pratica il Tai Qi all’alba o al calar del sole, si fa esercizio, si gustano le esibizioni di arte contemporanea dello Shanghai Museum. Ma ci sono anche il Majong e le carte ovviamente.

In una parte poi di questo polmone verde cittadino, ramificato tra i passaggi del parco stesso, si sviluppa uno dei più vivaci Mercati degli Appuntamenti che io abbia mai visto. Il Dating Market è un chiaro esempio di quanto il matrimonio sia tenuto in particolare considerazione nella cultura cinese: quel romanticismo sdolcinato che abbiamo imparato dalla cultura poetica Italiana, qui è parzialmente accantonato per lasciare spazio spesso ad una pianificazione familiare che è talvolta una ragione di sopravvivenza essenziale.

I giovani infatti, magari entro i 27 preferibilmente, devo sposarsi e dare alla luce un figlio. Devono possedere una casa e ottenere uno standard di vita tale che possa permettere anche alle generazioni dei genitori di trascorrere una vecchiaia dignitosa e lontana dal lavoro. Le pensioni infatti, per chi ce le ha, sono spesso insufficienti e i genitori dipendono dalle loro creature anche economicamente, ribaltando il ciclo di cura dell’altro, fino quasi agli estremi della dipendenza: ecco, tutta questa fretta di garantire ai figli un sereno futuro, comprende in realtà la giustificata preoccupazione per la propria sorte.

Trovare un marito o una moglie che sia all’altezza delle aspettative, quindi è indiscutibilmente necessario. Preferibilmente, la giovane non deve essere più alta del ragazzo né più vecchia; non deve avere uno stipendio maggiore né vantare un grado di istruzione superiore. Il promesso dovrebbe tendenzialmente già garantirle una casa, soprattutto se la zitella è un buon partito (ovvero bella e di buona famiglia). Di solito chi arriva al Dating Market è perché ha passato l’età da marito concepita nella testa dei genitori (o dei nonni): magari gli appuntamenti precedenti non hanno funzionato, o magari semplicemente l’interessato non ha così fretta di accasarsi. Non è infrequente che ragazze che hanno superato l'età da marito, si "svalutino" e si trovino pure ad avere meno scelta, oltre ad essere spesso vittima di gratuite canzonature.

Purtroppo però, l’orologio biologico cinese è davvero stressante, al punto che c’è un vero business dietro al matrimonio e alla combinazione dei cuori: in passato, era così che funzionava, e sapienti Matchmaker collegavano i poli in base alle inclinazioni dei ragazzi e alle richieste delle famiglie. Non è insolito trovare queste formule ancora largamente utilizzate nelle campagne. L’amore poi, come si dice, viene col tempo. Sempre che non arrivi prima il divorzio…

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Come la vedi la Cina?

Come la vedi la Cina?

b2ap3_thumbnail_trasloco.jpgC’è stato un momento della mia vita in cui l’Italia mi stava particolarmente stretta.

La fuga, perché di questo si è trattato, è stata da una parte la scelta più intelligente che potessi adottare in quel periodo della mia vita e dall’altra, una sfida che ha cambiato la prospettiva di quello che era il mondo per me a quel tempo. Tuffarsi in una realtà opposta, in una cultura distante, mi ha costretto a rimettere in gioco grossa parte della mia personalità, scendendo quotidianamente a compromessi con le mie idee e ammorbidendo il mio concetto di giusto e sbagliato.

La mia storia con la Cina parte nel (ormai) lontano 2011, quando mio marito, allora ancora mio compagno, se n'è venuto a casa un giorno chiedendomi: “Come la vedi la Cina?”. A quel tempo pensai: a domanda cretina segue risposta cretina. “Lontana.”

Invece, le cose in Italia non si stavano mettendo per niente bene. 2010 e 2011 sono stati due anni in cui pensavo di sfiorare la depressione, quanto meno quella creativa. Io mi occupo infatti, sin dalla tenera età di studente universitaria, di cinema: scrivo come critica e mi invento progetti annessi e connessi: formazione e sensibilizzazione, progetti creativi, sceneggiature. Una bella gatta da pelare insomma... La crisi, dal mio punto di vista, sembrava aver spento l'interesse di tutti ad investire nell'arte. E così, il mio lavoro andava svanendo.

A quel punto, ho deciso di guardarmi attorno. Anzi, di guardare fuori. Così ho detto a Matte che avrei spedito curriculum in ogni dove nel mondo, e che per quanto mi riguardava ero pronta a lasciare lo Stivale. Da quel momento a quando ho preso l'aereo in direzione Nanjing, credo siano passati non più di nove mesi. E un matrimonio.

Siete persone indecise sentimentalmente, cercate un modo per risolvere i vostri conflitti interiori? Bene, trovatevi a decidere come seguire il vostro compagno in Cina senza un Visto Familiare. Non per sminuire il mio rapporto con il mio attuale marito, ma semplicemente non era nei nostri programmi. Quindi, prenotiamo una data e da lì a tre mesi siamo maritoemogliefinchèmortenonvisepari. Il colpo di scena avviene una fresca serata svizzera, quando ricevo una telefonata dall’Italia: “Sai, non parto più in solitaria per i primi tre mesi, ma dovresti seguirmi già da settembre. Ti va? Domani ci prenotano i biglietti.”

Ecco, lì credo veramente che la mia prospettiva della lontana Cina sia diventata qualcosa di più...dietro l'angolo. Al punto che nel mese seguente mi sono trovata ad organizzare un matrimonio e un trasloco in 15 giorni, e ad essere così agitata all'idea di lasciare l'Europa, che il matrimonio mi sembrava una passeggiata di riscaldamento! (sì, si può organizzare un matrimonio e un trasloco in 15 giorni; per suggerimenti, scrivete in pvt)

Ma il bello ovviamente, doveva ancora iniziare.

In questi due anni ho registrato molte sensazioni ed esperienze uniche che col tempo sono diventate parte della mia nuova casa. Ma averle fissate non mi farà mai più scordare l’emozione inconfondibile del primo incontro: ecco, le condivido con voi.

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Profumo di favole e mele

Profumo di favole e mele

Se c’è una cosa che mi ha sempre terrorizzato nella mia vita da studente è il Tedesco. E la Matematica ovviamente (ma quella, a chi non fa paura?). Insomma, il Tedesco ed io non siamo mai riusciti a volerci bene nonostante gli anni di liceo passati insieme, nonostante quella terribile estate del 2004 in cui non ci siamo mai lasciati perché a settembre c’era l’esame di recupero. Poi è arrivata l’Università. Ho provato a seminarlo perché ormai era chiaro che tra noi non correva simpatia, ma scopro che per laurearmi devo inserire nel piano di studi due esami di lingua straniera: inglese e… indovina un po´. Mi sono laureata e ho giurato mai più Tedesco nella mia vita. Ma la Germania è un posto bellissimo, ricco di fascino e storia, così diverso da casa mia. Per questo motivo quando  ho partecipato al bando per un progetto di tirocinio in un paese dell’Unione Europea una delle due preferenze espresse è stata la Germania, ed eccomi qui per tre mesi. Durante il primo colloquio ho scoperto che la città sarebbe stata Kassel. Ma sì, Kassel, quella della documenta! E poi? Breve ricerca su Google: Fratelli Grimm. Conoscendomi ho pensato: non può certo andarmi male se vado a vivere in posto che ha un museo dedicato ai Grimm.

Parto a Settembre con la valigia, quella enorme e vecchissima di mamma e papà. Io solitamente giro con il bagaglio-a-mano-misura-Ryanair e trascinare i futuri tre mesi (invernali) nella valigia enorme e vecchissima è la prima prova che mi aspetta. Sono fortunata perché non parto sola, in questo progetto siamo in 4, durante il viaggio ci aiutiamo. Per la verità ci aiutiamo sempre, tutti i giorni. Vivere in un posto diverso da casa tua è innanzitutto imparare a offrire e chiedere aiuto. Uno dei primi ricordi del nostro arrivo nella nuova casa è una montagna di mele profumate: la tutor tedesca aveva portato nell’appartamento una piccola spesa di benvenuto. Non dimenticherò mai queste mele profumate e la serie infinita di torte che ne sono conseguite.

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Kassel si trova nel cuore della Germania, nell’Assia settentrionale. E’ una continua scoperta nonostante le sue piccole dimensioni. I parchi di questa città sono grandissimi, alcuni straordinari giardini barocchi, molti i musei e le sedi per esposizioni temporanee. L’aria che si respira è quella di un luogo culturalmente frizzante che non si ferma ad aspettare la prossima documenta (nota anche come il “museo del cento giorni”, è una manifestazione di arte contemporanea che si tiene ogni 5 anni, la prossima sarà nel 2017). Una passeggiata nei giardini di Wihelmshöhe e un caffè nel quartiere di Vorderer Westen mi sono bastati per dire “dai, Tedesco. Forse alla fine di questi tre mesi saremo Quasi Amici".

 

 

 

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Il mio arrivo a Madrid

Sono arrivata a Madrid il 20 di ottobre.

L'estate scorsa ho partecipato ad un bando di concorso che prevedeva la possibilità di di fare un tirocinio di 3 mesi all'estero. Le sorti del concorso, inizialmente, non sono state positive, ma i primi di ottobre, ricevo, inaspettatamente, una chiamata da parte dell'associazione che aveva messo in palio il bando, che mi diceva che una ragazza, inizialmente selezionata, si era ritirata e che se fossi stata ancora disponibile, sarei potuta partire entro un paio di settimane con distino: Madrid!!

Stupita e incredula, accetto senza neppure pensarci. Compro i biglietti aerei, saluto amici e familiari e nel giro di pochi giorni ero sul volo Bologna- Madrid, pronta per questa nuova esperienza!

Nella capitale spagnola ci ero già stata anni fa, per vacanza, ma quando ho ricevuto la chiamata ho aperto il computer e mi sono collegata in internet per prendere maggiori informazioni sulla città.

A parte i soliti consigli su cosa vedere e cosa visitare, ho trovato qualche curiosità riguardante la densità e la sua storia e mi ha sorpreso sapere che fu dichiarata capitale da Filippo II nel 1561 solo per comodità geografica!!!

Inutile dire che la maggior parte degli articoli che ho trovato, riguardavano la movida, il divertimento notturno, le discoteche, i locali notturni, ma anche moltissime relative ai musei come il Prado, Museo del Reina Sofia. Insomma, per chi non lo sapesse, Madrid è una città giovane, entusiasmante, carismatica, piena di cultura, e ogni cosa uno possa cercare qui la trova, dal wifi sugli autobus a negozi aperti 24 ore su 24.

La prima domenica passata qui, sono andata a vedere le mie due mete preferite: il Parco del Retiro e la Gran Via. Il Retiro, meta domenicale delle famiglie e di innumerevoli turisti, copre quasi 120 ettari di superficie. Praticamente è una città dentro un'altra città. E' meta di incontro per fare picnic, giocare a pallone, correre, rilassarsi prendendo il sole o leggendo un libro. Praticamente è un Central Park spagnolo! Dopo essermi persa innumerevoli volte nel parco cercando di raggiungere il Palazzo di Cristallo e il laghetto principale con il Monumento di Alfonso XII, decido di uscire da questo immenso parco e di dirigermi verso la Gran Via.

Inizialmente, sono un po' restia all'idea di farmi tutta la strada a piedi, ma la curiosità di vedere la città è troppo forte e mi avvio sula Calle de Alcalà. E non potevo fare scelta migliore!! 

Uscita dal parco mi sono ritrovata subito davanti la Puerta di Alcalà, uno dei monumenti più significativi e conosciuti della capitale madrilena. Intravedevo già la Fuente del Cibele, quando ferma ad un semaforo vedo passare una specie di furgoncino a pedali, su cui erano seduti 6 ragazzi, uno di fronte all'altro, 3 per lato, al centro del quale c'era un bancone con spillatrici di birra e, questi giovani spagnoli, ad ogni curva, si riempivano il bicchiere e brindavano alla salute di coloro che si fermavano a guardarli. GENIALE!

Proseguo e finalmente arrivo alla Gran Via, ormai il sole sta calando, le luci illuminano la via... non ci posso credere! Per la prima volta, guardando col naso all'insù i palazzi imponenti che costeggiano la strada, me ne rendo conto: sono a Madrid!

E la mia avventura è appena iniziata...

 

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Santa Maria del Buen Aire

Santa Maria del Buen Aire

IL TANGO ED I SUOI PASSI

Assistere ad una serata di tango qui a Buenos Aires, è una cosa magnifica. Qui, il ballo nazionale, va in scena nella milonga, l’equivalente della nostra balera. C’è ne sono per tutti i gusti: c’è la milonga di tendenza frequentata dai giovani; quella infrasettimanale, con corsi per aspiranti ballerini; quella con l’orchestra dal vivo, che attira un pubblico variegato; quella turistica, con i maestri  che dirigono yankees rigidi come cowboy, e c’è, infine, quella nascosta, fuori mano: quella che i veri tangueros dicono essere la più autentica. Un poco di senso estetico, animo romantico e attrazione per il demodè, ed è fatta: sei già irrimediabilmente affascinato. Lo stile, l’eleganza ed il fascino  delle tangueras argentine, in tutto ciò, ha un peso tutt’altro che irrilevante. Lo stesso, suppongo, si potrebbe dire per la controparte maschile. Come non provare a cimentarsi. E così fu. Quella sera alla Catedral de Tango, il gruppo degli aspiranti era ben nutrito e dopo la spiegazione teorica dei maestri, si passava alla pratica. Ci illustrano la “figura dell’otto”, il passo base: non sembra troppo difficile. E non lo è. Ma il tango, come l’argentino, è abbastanza machista. L’uomo invita la donna, l’abbraccia in modo sicuro ma caldo, conduce la danza suggerendole il passo, sente il ritmo cadenzato del violino e del bandoneon e d’istinto cambia direzione, infine, come se non bastasse, deve far attenzione agli altri danzatori in pista. Replay.

Per prima cosa bisogna scegliere la ballerina. Avevo cercato di incrociare il suo sguardo durante la spiegazione del maestro e mi aveva fatto un mezzo sorriso, o così mi era sembrato. Al momento di fare le coppie, mi sono lanciato e l’ho invitata a ballare. Si chiamava Malena: carina, aria simpatica, sulla trentina come me.Ha accettato. Partita la musica, ho cercato di essere sciolto e rilassato e di ricordarmi i passi indicati dal maestro. Un tango dura 3 minuti circa. Le avrò pestato i piedi 5-6 volte. Piuttosto imbarazzato le dicevo continuamente: “Perdon!”. Alla fine della musica ha guardato il maestro e ha fatto un cenno con la mano, come fosse l’allenatore di una squadra di calcio. “Possiamo cambiare compagno?” ha chiesto. Mi sarei sotterrato. “E’ normale, per un uomo ci vogliono mesi e mesi di pratica”, mi ha detto come per consolarmi. Preso dallo sconforto sono andato al bar e non ho più avuto il coraggio di risalire in pista. Con il tango ho capito fin da subito che non avrei mai avuto speranza. E’ svanito così, sorseggiando al bancone un bicchiere di pessimo whisky locale, l’idea romantica del tanguero seductor. Continuo ad andare alla milonga, ma per i concerti, non a passo di tango, ma seduto vicino alla pista, ad un passo... dal tango.

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Un'avventura...

Un'avventura...

Il 30 dicembre 2012, un giorno che non scorderò mai. Scendo le scalette dell’aereo con passo incerto e tremolante. Sono parecchio emozionato e balbetto una sorta di ringraziamento  al personale di volo. Recupero la mia valigia, mi avvio verso l’uscita e inizia la nuova avventura!

In Belgio in cerca di lavoro, come per generazioni di connazionali prima di me, con l’entusiasmo di chi ha ancora voglia di mettersi in gioco. A Bruxelles, cuore delle Istituzioni europee, città da scoprire, da vivere, forse da amare, ci sono arrivato un po’ per caso. Una cara amica, in cerca di lavoro anche lei, mi ha offerto la possibilità di condividere un  piccolo alloggio nel centro della città.

Essendo già sera, la mia nuova coinquilina Alessia mi porta a cenare in una delle casette di legno dei mercatini di Natale. L’atmosfera è magica, ci sono le giostre, la ruota panoramica, le luci, i suoni, la gente felice che ride e scherza e c’è anche una mega pista da pattinaggio. Io mi preparo ad accostarmi alla cucina belga, non la temo, anzi sono curioso di provarla. Voglio scoprirne i sapori, le particolarità e soprattutto voglio farlo accompagnato da una buona birra belga. Le birre belghe sono rinomate, soprattutto quelle d’ abbazia, sono generalmente molto alcoliche e con un sapore molto intenso. Anche la cucina belga predilige i sapori forti. Qui non si scherza quando fa freddo, bisogna rifocillarsi per bene! La cosa non mi rincresce affatto. Sono un amante del cibo, ebbene sì, lo confesso. Decido di aprire le danze con la Carbonade alla Fiamminga, un secondo piatto a base di carne di manzo tagliato a pezzetti: una sorta di spezzatino cotto molto lentamente nella birra e arricchito con cipolle e aromi. Delizioso.

Chiesa di St. Catherine

Il freddo inizia farsi sentire, è pungente. Per riscaldarci, io e Alessia continuiamo la passeggiata in mezzo ai mercatini, ma non prima di aver preso due tazze di vin chaud. Conosciuto anche come vin brulé o Glühwein, le vin chaud è una bevanda calda a base di vino (tradizionalmente vino rosso), zucchero, scorze d’agrumi e spezie, preparata artigianalmente in pentoloni di rame e distribuita al pubblico durante le feste popolari nel periodo invernale.

Le luci di place St. Catherine, che illuminano la bellissima chiesa in stile gotico, e la bizzarra giostra che è posta al centro della piazza rendono l’atmosfera molto particolare, come se ci trovassimo in un film di Tim Burton. Di colpo rifletto su ciò che mi aspetterà l’indomani. Paure, timori, ansie, la ricerca di un sospirato lavoro. La mia amica pare accorgersene: non parlo da un po’, non ho neppure idea di quale smorfia si sia formata sul mio volto. Tirandomi per un braccio mi dice con tono deciso: “Al lavoro ci si pensa dopo Capodanno, domani è il 31”.  

Rientrando verso casa, la nuova casa, rifletto sulle parole di Alessia. E’ vero: poi, anno nuovo e una nuova avventura...

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La lingua del sì

La lingua del sì

Per me, fare l'insegnante di italiano è uno dei lavori più gratificanti del mondo. Poter divulgare la mia lingua, la lingua del sì come l'aveva chiamata Dante è un vero privilegio. Se non fosse per il fatto che le giovani menti francesi non sono ancora del tutto pronte per ricevere tale importante sapere. Ora vi racconto.

Lavoro per un'associazione che ha sede in Savoia e che propone corsi di italiano per adulti e per bambini. A me hanno affidato entrambi, 3 corsi per adulti e 4 classi della scuola elementare. Che dire, ce n'è per tutti i gusti.

Tra i banchi dei corsi per adulti si possono trovare molti esemplari di pensionati iperattivi, di nonne appassionate di maglia e di opera e di suocere sotuttoio. Si possono, altresì, scorgere rare specie di uomini in carriera e casalinghe che (ovviamente) ne sanno sempre di più degli uomini in carriera.

Ecco, tutto questo sottobosco è il mio pubblico e ho il compito di farli avanzare nell'apprendimento della lingua senza annoiarli e inserendoli sempre in situazioni comunicative di tutti i giorni. Come me la cavo? Direi abbastanza bene, finché riesco a motivarli ed ad interessarli, il gioco è fatto. Tuttavia,  appena c'è il minimo riferimento, la minima divagazione riguardo qualcosa che potrebbe non essere di loro gradimento, fanno scattare le loro braccia al cielo, come le gemelle Kessler quando cantavano dadaumpa, per esprimere il loro disappunto.  Però, devo dire che la loro volontà è quella di imparare. Cioè, se decidono di alzarsi dal loro divano ed affrontare la tormenta gli uni, di stare ad ascoltare una che parla di verbi e coniugazioni dopo 8 ore in ufficio gli altri, questo significa che vogliono effettivamente imparare l'italiano.

Al contrario, i bimbi delle elementari non hanno ancora la capacità di fissarsi degli obiettivi. Perciò a loro non frega un fico secco se si dice maestra e non maestà, se dice uno due tre e non iunò diué trrré (da leggersi con la erre moscia). Rimangono perplessi tutte le volte che mi arrabbio se non scrivono sul quaderno quello che dico, se si mettono le dita nel naso quando mi parlano e se mi chiamano Lorà invece di Laura.

In compenso, questo lo devo ammettere, sono speciali perché si preoccupano sempre se mi manca la mamma o la nonna, vogliono sapere dove sono nata e se il mio papà mi ha insegnato ad andare in bicicletta ("ma quanto ci hai messo in bicicletta dall'Italia a Chambéry?"). In più, litigano per potermi tenere la mano quando, in fila indiana, li accompagno nel cortile per la ricreazione e tutte le volte che entro in classe mi regalano un disegno. I disegni dei bambini, nonostante non siano proprio delle opere d'arte, sono la cosa più bella che c'è. E' il loro modo per dirmi grazie e che mi vogliono bene anche se non capiscono niente di quello che dico.

 

 

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