Il minareto tra storia e...

Il minareto tra storia e...

Il minareto tra storia e uno sguardo all’in giu’

Vivendo al cairo, il minareto e’ il simbolo che vi indica un quartiere, una zona, una presenza e una differenza proabilmente con il paesaggio, anche mentale, con sui si e’ cresciuti. Personalmente ho guardato sempre con stupore a queste forme affusolate che scalano il cielo.

Recentemente, mi e’ capitato tra le mani un articolo scritto nel 1910 sulle origini e la storia del minareto. Molti dettagli rimangono avvolti tra le nebbie della storia e le luci flebili della leggenda. Il nome in se stesso e’ “strano” e la parola puo’ aver avuto in origine  il significato di oggetto che da luce, torre di luce o addirittura faro.

Al di la’ delle disquisizioni semantiche, dalle sue altezze si propaga l’invito cinque volte al giorno alla preghiera. Salendo le scale di diversi minareti si ha l’impressione che le ripide scale siano sempre le stesse, lucide e levigate da secoli di passaggi anonimi. La leggenda narra che il minareto elicoidale della moschea di Ibn toulun fu progettato partendo da un semplice foglio di carta arrotolato attorno a un dito.

Faticando un po, raggiungerete delle altezze che vi offriranno una prospettiva del tutto diversa. Girando a 360 gradi incontrete non solo nuvole di smog, antenne satellitari e panni stesi come bandiere di familiare quotidianita’. Da quell’osservatorio scoprirete una citta’ sospesa e nascosta agli sguardi indiscreti: piccoli rifugi di assi di legno e latta appoggiati come nidi pericolanti; magazzini a cielo aperto per le necessita’ della vita quotidiana; ed i tanti senza nome che continuano a raggiungere la metropoli del Cairo  in cerca di una vita migliore.

L’occhio viaggera’ velocemente in cerca della rocca della cittadella, le sagome delle piramidi come miraggi del passato e  i grattacieli che promettono futuro.

 

Alla prossima settimana…Inshallah

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La vela della feluca e la musica shaabi

La vela della feluca e la musica shaabi

Il Nilo, malgrado il suo colore, rappresenta un elemento costitutivo nell’immaginario della vita del Cairo. Prendere una feluca o noleggiare una barca può essere un’occasione per sfuggire alla calura o al semplice pretesto per stare con gli amici.

Il fascino della feluca è stampato nei nostri sussidiari alle elementari sebbene le barche ferme all’approdo mi ricordano sempre “Il vecchio e il mare”: “quella vela era rattoppata […] e quand'era serrata pareva la bandiera di una sconfitta perenne”.

Una breve contrattazione e appena sciolti i vincoli con la terra ferma, lo scafo ciondolerà elegante inclinandosi docilmente alla brezza.

Lo scorrere rapido delle funi dispiegano la vela, circondati dai palazzi che oramai guardano  incuranti il Nilo.

Mentre tutto procede rumorosamente sulla terra ferma, il passo del barcaiolo è placido quanto la sicurezza dei gesti ripetuti mille volte in quel lembo d’acqua. Il Nilo non tracima più, non porta prosperità o dannazione con l’andare delle stagioni, ma continua a fendere questo paese e ad attirare i nostri occhi curiosi.

Se volete invece organizzare una serata con gli amici, un compleanno o addirittura il vostro matrimonio potete noleggiare facilmente barche di tutte le dimensioni a spasso sul Nilo.

L’effetto scenico alla sera è di sicuro impatto tra lampadine multicolore e l’immancabile musica “electro shaabi”, anche se il vero nome è mahraganat. E’ la musica dei giovani dei quartieri più popolari che mescola hip hop e musica dance. I decibel vi renderanno difficile la comunicazione con ogni persona intorno a voi; non vi restera’ che scaternarvi in un ballo a perdi fiato mentre il film della citta’ scorre davanti a voi.

Se invece il vostro appartamento si affaccia sul Nilo imparerete presto ad odiare queste barche e la loro infernale colonna sonora, che senza limiti d’orario vi impediranno di chiudere occhio.

Alla prossima settimana…Inshallah.    

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Perdersi a Khan al Khalili

Perdersi a Khan al Khalili

Nei miei primi giorni al Cairo e con un sillabario arabo inesistente mi è stato suggerito: “Vai a Khan al-Khalili e possibilmente perditi!”.

Il mercato di Khan al Khalili è una meta conosciuta dai turisti, ma la sua frequentazione abituale permette di scoprire angoli e nuove meraviglie con il naso che sale su e giù, intercettato da odori e colori ad ogni passo.

Potete togliervi le scarpe ed entrare nella moschea di Al-Azhar, cercando rifugio dai clacson che non danno tregua. Oppure, la guida vi farà visitare il perimetro reso celebre dalla penna di Naghib Mafhouz, con l’omonimo caffè e i venditori di lampade e gioielli.

Ma è attraversando la strada e penetrando la via Al Muizz Li Din Allah, che scoprirete un luogo lontani dai riflettori, dove storia e cronaca si incontrano.

I palazzi parlano di una grandezza che il tempo ha solo impolverato, e dovrete farvi largo inizialmente tra tessuti e cianfrusaglie d’importazione. Poi, d’incanto incontrerete l’ultimo laboratorio del fabbricante di tarboosh (fez), il copricapo tradizionale, rosso con le frangie nere, che ora solo i religiosi portano.

In lontananza scorgerete i due minareti che sorvegliano l’ultima porta mediovale, detta Bab Zuweila. I bastioni sono ancora lì a presidiare la città vecchia, con il suo via vai secolare sulla terra battuta, come dieci secoli fa./span>

Passate le porte, vi infilerete dentro il mercato dei tessuti dove potete lasciarvi conquistare dagli inviti, i richiami in italiano (vi riconosceranno subito) e gli arazzi multicolore che meritano una lunga ed attenta negoziazione.

A questo punto la stanchezza si farà sentire e potete trovare riparo tra i tavolini del caffè Al fishawi: un tè alla menta e il profumo delle sciscia fumanti vi rianimeranno.

Alla prossima settimana… Inshallah!

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L’ahwa

L’ahwa

Per la mia generazione che ha vissuto il mito del bar sport, consumato le pagine di Stefano Benni descrivendo il tecnico da bar e smanettato con gli ultimi flipper, la ricerca di un corrispettivo egiziano condurrà ad un incontro inaspettato.

Infatti, l’ahwa o il caffè ha una sua disarmante ma attraente semplicità. Non ci sono insegne o luminarie ad attrarre gli avventori e solitamente l’ahwa è una semplice stanza, aperta sulla strada, con le pareti piastrellate fino al soffitto.

L’arredamento è limitato a pochi essenziali dettagli: le sedie di legno, piccoli tavolini circolari e l’immancabile sisha a portata di mano. Solo uomini, dall’alba a notte inoltrata, popolano lo spazio del caffè che all’occhio dello straniero sembra un mondo con codici indecifrabili.

Nessuna agitazione o discussioni animate ad eccezione dei giocatori di backgammon che vi lanceranno sguardi in cerca di consolazione. La gente sfila sui marciapiedi come dinanzi ad una giuria, calma e silente che fuma la sisha e beve lentamente un caffè.

Non essendo un fumatore, la sisha ha sempre avuto per me un aspetto sinistro.

Ma devo riconoscere che questo intruglio con aromi vari, accompagna il tempo libero aleggiando nelle vie.

Malgrado gli effetti dannosi siano incontestabili, molti amici e colleghi si abbandonano sulle sedie con infantile felicita’, aspirando ampie dosi di relax.

Chiedete il caffe’? Vi porteranno un caffè denso e pastoso speziato al cardamomo. Quanto zucchero? Al momento dell’ordinazione avrete tre opzioni: seda (senza zucchero), mazbout (medio), helou (zuccherato), poi ci penserà qualcuno ad esaudire il vostro desiderio.

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Una presenza quotidiana...il bawab

Nel giorno del vostro arrivo al Cairo, farete alcune conoscenze che diventeranno la mappa di riferimento del vostro vivere quotidiano. Una figura immancabile è il bawab, il portiere dello stabile o del condominio. Sarà lui a salutarvi nelle vostre prime ore egiziane, quando il caldo vi opprime e vi chiedete ancora se avete sbagliato ad accettare il lavoro. Forse un po' intimiditi dalla città, la sua presenza sarà costante, puntuale, discreta, di giorno e di notte. Alcuni di voi avranno incrociato per la prima volta questo ‘personaggio’ nel libro Palazzo Yacoubian di Ala Al-Aswani e si saranno forse chiesti chi è il bawab. Il bawab è identificabile con il condominio stesso, lo rappresenta fisicamente. Lo troverete seduto su di una sedia sciancata sulla soglia, quasi a segnare un confine, ciarlando con un passante o semplicemente assorto a guardare la strada. Molti bawab indossano la galabia e dormono in piccoli cunicoli angusti, con poche cose appoggiate accanto al letto, quasi a ricordare che il loro mondo esiste solo là fuori.

Ma che cosa fa il bawab? Al mattino lo incrocerete sulle scale mentre consegna i giornali oppure pulendo le automobili davanti al palazzo. Quella della pulizia delle auto è una vera ossessione nazionale: nuove, anni 70, splendenti o costellate di bozzi, c’è sempre un secchio e uno straccio che le spolvera al mattino. Il portiere organizza la raccolta dei rifiuti e provvede alla riscossione della relative ‘tassa’.

La notte precedente non avete dormito perchè un vicino ha felicemente celebrato fino alle 5 del mattino?

Il bawab vi ascolterà benigno condividendo il vostro disappunto. Non scorgerete mai frenesia nei suoi movimenti e vi sentirete sciocchi nella vostra ansiolitica sete da performance europea. Sentirete d’aver acquisito un nuovo lontano rassicurante parente. Tra ficus giganti e i pappagalli verdi che al mattino sibilano acutamente, attraverso le vie che mi portano in ufficio, oramai tutti i bawab mi riconoscono e salutano. C’è qualcosa di familiare e talvolta mi sembra di camminare tra le vie di un piccolo paese dove tutti conoscono tutti.

Infine, nelle ore canoniche, il tappeto srotolato verso la qibla [la direzione della Mecca], il bawab vi ignorerà amabilmente assorto nelle sue giaculatorie in cerca di senso.

Alla prossima settimana…Inshallah

 

 

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tra taxi e bus...

tra taxi e bus...

Muoversi al Cairo

Muoversi al Cairo può essere un’esperienza ma anche una sfida quotidiana. Il sistema dei trasporti pubblici è insufficiente rispetto ai bisogni di mobilità di una città che è cresciuta a dismisura negli ultimi 15 anni. E allora, automobili, bus piccoli e grandi, taxi e moto si alternano a piccolo carretti trainati da un mulo.

Un osservatorio privilegiato può essere la stazione della metro Nasser, con il ponte 6 ottobre sopra alla vostra testa. La calca, le bancarelle e l’odore di pannocchie alla griglia potrebbero disorientarvi ma anche avvolgervi con un rilassante calore. Potrete farvi largo cercando qualcuno che vi porti a destinazione e non ci saranno pannelli luminosi o orari da consultare. Basta chiedere e qualcuno disponibile lo troverete.

Se volete un taxi, potete agitare la mano accostandovi al finestrino dell’autista sempre abbassato.

Mi è capitato di chiedere come destinazione il mio quartier di residenza: Zamalek. Le risposte e le reazioni che ho ricevuto variano: spesso il tassista riparte senza degnarsi di una risposta; più frequentemente vi dirà che c’è troppo traffico; forse vi guarderà contrariato perché è il quartiere degli stranieri e considerate troppo posh.

Infine, un autista disponibile lo troverete magari camminando tra le auto in coda e contrattando il prezzo.

In caso contrario, potete sempre ricorrere all’autobus privato, color verde salamandra, che passerà lentamente davanti a voi. Con la porta aperta avrete tutto il tempo per lanciare la vostra richiesta.

Non riceverete in risposta un si ma un più vago: “Inshallah”, se dio vuole o a dio piacendo.

C’è qualcosa di confortante in questa espressione. Salterete in corsa pagando uno o due pound a discrezione dell’autista. Gli autobus sono vecchi rottami anni 50, spesso senza conta chilometri e i sedili  scarnificati da decenni  di sederi. Tuttavia, incrocerete gentilezze e sguardi di curiosa complicità. Avete uno zaino e siete schiacciati? Qualcuno si offrirà di tenerlo. Siete finito in fondo al bus e dovete pagare il biglietto. Scatterà immediatamente la colletta tra i passeggeri con scambio di monete e cambi di banconote per il resto.

Infine, vi state avvicinando alla vostra destinazione; un semplice gesto e l’autista rallenterà per scaricarvi al volo.

 

Alla prossima settimana..Inshallah

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La festa di Eid El Adha al Cairo

La festa di Eid El Adha al Cairo

Camminando nelle vie del Cairo non e’ inusuale dover fare lo slalom fra le carcasse appese e in bella mostra davanti al macellaio di quartiere.

In mezzo al traffico che non dà tregua ed ai passanti distratti questi corpi scorticati ciondolano in attesa degli avventori.

Ma e’ in questi giorni, in cui si celebra la festa di Eid El Adha –la festa del sacrificio, che il rito della macellazione attira l’interesse  dell’espatriato. La festa ricorda e onora la volonta’ di Abramo di sacrificare il proprio figlio Isacco. Questi giorni sono preceduti da grandi preparativi, le mucche e le capre sono state ingrassate, i coltelli affilati e l’attesa si può percepire nei vicoli della città.

La macellazione si pratica nei cortili e nelle strade, con le famiglie radunate tra trepidazione e rispetto di una festa profondamente radicata nel sentire comune; il sangue degli animali scorre sul selciato e si rapprende rapidamente..."and so it goes" direbbe Kurt Vonnegut. I pezzi di carne vengono suddvisi e distribuiti, soprattutto alle persone piu’ povere. In questa giornata, capita di vedere carcasse trasportate a spalla o cavalcando pericolosamente una moto da una parte all’altra della città.

Eppure, saltando dalla tradizione alla cucina, l’Egitto può essere considerato a buon diritto un paese friendly per i vegetariani. Foul, taameya, koshari sono i principali e più comuni piatti nazionali a base di fagioli, ceci, riso e si possono mangiare praticamente ovunque. Li troverete nella guida Lonely Planet citati ed alcuni locali saranno puntualmente segnalati ma e’ ad ogni incrocio che troverete qualcuno che con pochi pound vi rifocillerà rimpiendo piccoli piatti di metallo.

Appoggiati a qualche muretto o seduti su di una sedia rabberciata e’ possibile migliorare il proprio arabo parlato, tra l’ilarità e la disponibilità di tutti. Poi, se siete italiani, sicuramente sarete sottoposti ad un approfondito test di conoscenza calcistica che spazia da Roberto Baggio a Balotelli.

Infine, un piccolo consiglio sanitario, senza nessuna  prova scientifica, per prevenire eventuali effetti collaterali come il c.d. bacio del faraone (febbre a 40 e disturbi intestinali): bevete qualche bicchiere di coca cola per rendere innocuo qualunque virus.

Alla prossima settimana, Inshallah

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