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Santa Maria del Buen Aire

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IL TANGO ED I SUOI PASSI

Assistere ad una serata di tango qui a Buenos Aires, è una cosa magnifica. Qui, il ballo nazionale, va in scena nella milonga, l’equivalente della nostra balera. C’è ne sono per tutti i gusti: c’è la milonga di tendenza frequentata dai giovani; quella infrasettimanale, con corsi per aspiranti ballerini; quella con l’orchestra dal vivo, che attira un pubblico variegato; quella turistica, con i maestri  che dirigono yankees rigidi come cowboy, e c’è, infine, quella nascosta, fuori mano: quella che i veri tangueros dicono essere la più autentica. Un poco di senso estetico, animo romantico e attrazione per il demodè, ed è fatta: sei già irrimediabilmente affascinato. Lo stile, l’eleganza ed il fascino  delle tangueras argentine, in tutto ciò, ha un peso tutt’altro che irrilevante. Lo stesso, suppongo, si potrebbe dire per la controparte maschile. Come non provare a cimentarsi. E così fu. Quella sera alla Catedral de Tango, il gruppo degli aspiranti era ben nutrito e dopo la spiegazione teorica dei maestri, si passava alla pratica. Ci illustrano la “figura dell’otto”, il passo base: non sembra troppo difficile. E non lo è. Ma il tango, come l’argentino, è abbastanza machista. L’uomo invita la donna, l’abbraccia in modo sicuro ma caldo, conduce la danza suggerendole il passo, sente il ritmo cadenzato del violino e del bandoneon e d’istinto cambia direzione, infine, come se non bastasse, deve far attenzione agli altri danzatori in pista. Replay.

Per prima cosa bisogna scegliere la ballerina. Avevo cercato di incrociare il suo sguardo durante la spiegazione del maestro e mi aveva fatto un mezzo sorriso, o così mi era sembrato. Al momento di fare le coppie, mi sono lanciato e l’ho invitata a ballare. Si chiamava Malena: carina, aria simpatica, sulla trentina come me.Ha accettato. Partita la musica, ho cercato di essere sciolto e rilassato e di ricordarmi i passi indicati dal maestro. Un tango dura 3 minuti circa. Le avrò pestato i piedi 5-6 volte. Piuttosto imbarazzato le dicevo continuamente: “Perdon!”. Alla fine della musica ha guardato il maestro e ha fatto un cenno con la mano, come fosse l’allenatore di una squadra di calcio. “Possiamo cambiare compagno?” ha chiesto. Mi sarei sotterrato. “E’ normale, per un uomo ci vogliono mesi e mesi di pratica”, mi ha detto come per consolarmi. Preso dallo sconforto sono andato al bar e non ho più avuto il coraggio di risalire in pista. Con il tango ho capito fin da subito che non avrei mai avuto speranza. E’ svanito così, sorseggiando al bancone un bicchiere di pessimo whisky locale, l’idea romantica del tanguero seductor. Continuo ad andare alla milonga, ma per i concerti, non a passo di tango, ma seduto vicino alla pista, ad un passo... dal tango.

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