"...No! Non sara' un'avventura
un'avventura
non e' un fuoco che col vento puo' morire
ma vivra'
quanto il mondo
fino a quando gli occhi miei
avran luce per guardare gli occhi tuoi. "

L. Battisti
3 minutes reading time (566 words)

Cammina cammina...

Cammina cammina...

Il primo inverno a Bruxelles trascorre lentamente, molto lentamente. 

Quest’anno il clima è rigido, con frequenti nevicate e abbondanti piogge. 

L’umidità e il freddo non sono il massimo per le mie ginocchia, le quali protestano vivacemente e quotidianamente con fitte continue e lancinanti. Anche la mia schiena pare non gradire troppo il clima de la Belgique. 

Gli amici di Torino mi prendono spesso in giro dicendo che son troppo vecchio per fare l’emigrante, che non ho più il fisico etc., altri scherzano sulle mie origini pedemontane: “ Ma come? Tu vieni dalla montagna, non dovresti patire il freddo!” . 

Cari simpaticoni, anche gli eschimesi nascono e abitano in luoghi freddi. Nonostante ciò, non ne ho mai visti in bikini.  

Durante questo periodo cammino molto. Strada per strada, quartiere per quartiere, negozio per negozio e pure tutti i ristoranti e i bar di Bruxelles Centro. 

“Bonjour, mi chiamo Andrea, ho 35 anni e ho lasciato l’Italia e sono qui in cerca di lavoro”. 

Sono centinaia i curricula lasciati. Commesso, lavapiatti, aiuto cuoco, cameriere. 

Sono altrettante le risposte ottenute e altrettanto varie: “Grazie, lasciaci pure il tuo CV qui!” nel migliore dei casi, oppure : “Ci dispiace, siamo al completo col personale e poi c’è la crisi!”. Le peggiori risposte sono sempre inerenti il bilinguismo: “Lei lo sa il fiammingo? Perché qua è obbligatorio sa?”, o la burocrazia: “Ha già il numero di registro nazionale?” gentilmente rispondo: “Guardi ho già avviato le pratiche e lo sto aspettando”, “Eh, ma fin che non ha il numero nazionale non può fare niente qui!”. Evviva….

La cosa più deprimente è che lavoro da quando avevo sedici anni. Alle superiori, durante le vacanze estive andavo a fare manutenzione in un’ industria cartaria delle mie parti. In vita mia, ho sempre studiato o lavorato. Non sono abituato a rimanere fermo. Odio dover farmi mantenere dai miei genitori, mi pesa più di ogni altra cosa. E’ deprimente.

Qua in centro città la situazione non si evolve e i giorni passano, non va bene. 

All’improvviso mi viene in mente una scena, a parer mio surreale, a cui assistetti da ragazzino su un treno: una signora di origini russe, dopo aver avuto una discussione telefonica parecchio animata col marito, raccontava all’amica di essere furiosa nei confronti del marito. La ragione? era di nuovo andato a lavorare in cantiere. 

Compresi che il problema stava nella differenza tra il costo delle scarpe e la paga giornaliera del marito. La signora sosteneva che il marito consumasse più scarpe di quello che avrebbe guadagnato. Avrebbe fatto meglio a restarsene a casa il marito, lei era venuta a lavorare in Italia proprio per mettere da parte dei soldi e non per comprare le scarpe da lavoro per il marito. Era nel pieno della crisi speculativa che ha colpito la Russia nel ‘98. 

Io ho camminato tanto, consumato scarpe, preso un sacco di freddo, ma concluso nulla. 

Subito penso: mi trovo un lavoro qualunque, provvisorio, per mantenermi e nel frattempo cerco altro, qualcosa che mi permetta di costruirmi una stabilità a lungo termine. 

No, non funziona. Bisogna rivedere la strategia iniziale. E’ necessario un salto di qualità. 

Il centro è saturo di gente in cerca di lavoro, bisogna andare verso la periferia. 

Ho una laurea, parlo tre lingue, conosco due mestieri, ho un sacco di esperienze lavorative in differenti settori produttivi e commerciali. 

Decido di ampliare il fronte della ricerca. 

 

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Domenica, 28 Aprile 2024
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